
Bosa, la Sardegna di fiume
Una Sardegna anomala, quella che si scopre a Bosa. Non c’è la cultura del mare e non c’è la cultura della montagna.
C’è una lingua in cui si sente l’eco dello spagnolo. E c’è un fiume attorno cui si è sempre svolta la storia di Bosa Bosa è una piccola cittadina sarda né di mare né di montagna. Pur essendo affacciata sul mare (con lo sguardo alla Spagna) e pur avendo alle spalle le montagne, Bosa è una città di fiume. E in questo sta gran parte della sua particolarità.
È una Sardegna di mezzo, quella su cui poggia i piedi il comune di Bosa (in provincia di Oristano).
Il filo della sua storia è proprio quel fiume – il Temo - che l’attraversa e che ne ha determinato le storie.
Gli abitanti di Bosa – per esempio - non sono mai stati né veri pescatori né veri agricoltori: qui s’è sempre svolto un altro mestiere. Quello di conciatori.
Lungo il fiume un tempo c’erano le concerie (oggi ci sono ancora quei vecchi stabili dove si lavorava la pelle, e non si pensi che conciare la pelle potesse essere un mestiere meno faticoso dell’andar per mare).
Bosa – il castello
In alto a dominare Bosa c’è invece il castello (e da lì la vista sulla città e il suo fiume è spettacolare).
Castello dei Malaspina, anche qui. Come in tante alte parti d’Italia. Ma a un certo punto gli stessi Malaspina si stancarono di questo borgo né di mare né di montagna e diedero via il castello.
Lo cederono nel 1308 a Giacomo II di Aragona. La storia di Bosa e del suo castello è molto più complicata di quanto descritto in queste poche righe. Oggi, il castello è senz’altro una delle cose più belle da vedere a Bosa.
Bosa e la sua lingua
Un’altra delle particolarità di Bosa è la sua lingua. Quel suo essere voltata geograficamente verso la Spagna ha significato anche accettarne l’influenza nelle parole e nei suoni. Il dialetto, anzi la lingua di Bosa è un sardo che sa di spagnolo.
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